Sono nata in Pakistan 23 anni fa, mi chiamo Almas. Sono arrivata in Italia quando avevo 8 anni e mezzo, insieme ai miei genitori e ai miei quattro fratelli.
Mi ricordo il primo impatto con la scuola: io non sapevo neanche una parola d’italiano ed è stato traumatico.
Poi è iniziato per me un periodo molto difficile: il divorzio dei miei genitori, il nuovo matrimonio di mio padre e purtroppo la sua continua violenza su noi figli.
A un certo punto la misura era colma e abbiamo deciso di chiedere aiuto al Tribunale per i minorenni. Da quel momento è iniziata una nuova fase della mia vita, con l’inserimento in una comunità.
Inutile dire che non è stato semplice. Quello che mi ha sempre salvato è stata la capacità di instaurare relazioni positive con gli altri. Con Cristina, una delle educatrici, sono ancora in contatto oggi e la considero un’amica.
Quando andavo a scuola non dicevo a nessuno che vivevo in comunità: volevo farmi vedere forte e sicura. Non volevo che mi trattassero come una poverina, volevo essere la migliore senza privilegi.
Oggi invece, grazie a un progetto del Comune di Trento, vado nelle scuole a incontrare gli studenti. Racconto a tutti la mia esperienza e ho capito finalmente che non c’è nulla di cui debba vergognarmi. E finalmente so che non ho nessuna colpa per quello che mi è successo. Penso che sia molto importante per noi ragazzi andare nelle scuole e raccontarci.
Voglio che passi il messaggio che anche noi care leavers siamo uguali a tutti gli altri, non siamo degli emarginati o degli strambi! È vero, abbiamo avuto delle famiglie con difficoltà ma, diciamocela tutta, nessuno ha una famiglia del tutto normale. Ogni famiglia ha le sue fatiche.
Mi piace molto l’idea di poter aiutare altri ragazzi e mettere a disposizione la mia esperienza.