Uno zainetto sulle spalle, pochi vestiti, qualche soldo nascosto nelle mutande.
Il mio viaggio inizia in Gambia, il paese più piccolo dell’Africa, e finisce a Parma, in Italia. In Gambia non potevo studiare, dovevo lavorare per sostenere la mia famiglia, che è molto povera. Nel mio paese c’è una dittatura che ci impedisce di essere liberi.
Un giorno mia madre decide di farmi partire per raggiungere l’Europa e costruirmi un futuro migliore.
Inizia così il mio viaggio attraverso Senegal, Mali, Burkina Faso, Nigeria e Libia. Durante il viaggio ho conosciuto la violenza, sofferto la fame e la sete. Ma dentro di me pensavo: meglio morire, che tornare indietro.
In Italia sono arrivato ancora minorenne: sono stato accolto in una comunità e poi inserito nel progetto Sprar, per rifugiati e richiedenti asilo. Oggi lavoro in una fabbrica vicino a Parma. Quando posso racconto la mia storia, perchè credo che conoscere sia il miglior vaccino al razzismo.